I confini delle nostre decisioni sono tracciati da doversi fattori, fra i quali i nostri limiti cognitivi e le molteplici “trappole” che il nostro cervello ci tende quotidianamente. Per illustrarle alla platea di Better Decisions Forum 2015 è intervenuto Matteo Motterlini, filoso e neuroeconomista, docente di Filosofia della Scienza presso l’Università Vita-Salute del San Raffaele di Milano e direttore del Cresa (Centro di Ricerca di Epistemologia Sperimentale).
Il protagonista di gran parte dei modelli economici che hanno fallito in questi anni è l’uomo ultrarazionale e impermeabile alle emozioni, ma esiste realmente? Il prof. Motterlini ha spiegato che sebbene le persone si considerino razionali, in realtà la maggiore siamo esseri umani e fallibili e la maggior parte delle decisioni sono irrazionali, un prodotto di meccanismi automatici del nostro cervello.
Fortunatamente, però, le neuroscienze cognitive hanno dimostrato che il modo in cui siamo irrazionali è prevedibile e può addirittura essere studiato attraverso l’osservazione e l’esperimento: “ogni nostra decisione è una negoziazione tra processi automatici e processi deliberati, tra ragione e passione, tra affetti e cognizione”
I limiti della nostra razionalità possono essere inoltre convertiti in punti di forza grazie a una “spinta gentile”, un approccio nudge utilizzato in 136 paesi del mondo e cioè un intervento politico che vuole modificare il comportamento delle persone sfruttando la prevedibilità delle loro decisioni e indirizzandole verso un’architettura delle scelte più vantaggiosa per tutti: “La cornice modifica il quadro della nostra decisione”.
Esemplare il richiamo al presidente statunitense Barack Obama che proprio sul nudge ha fondato la sua campagna elettorale e le successive politiche pubbliche tramite la sintesi di behavioral economics e decisioni basate sull’evidenza, impossibili da prendere se manca l’evidenza, se mancano cioè proprio i dati: “Sperimentare costa, ma qual è il costo di politiche pubbliche non efficaci?”